ANNA G. Genesi di un cavatappi
“…Mi aveva colpito la bambola feticcio, era ipnotizzante, ne capisco a ritroso le motivazioni. Era un oggetto che rappresentava in qualche modo la mia figura, per la compattezza del suo corpo e il lungo collo adornato da anelli dorati. Riassumeva la genesi dell’oggetto iconico, che sarebbe stato progettato qualche anno dopo: Il cavatappi Anna G.”
Nel 1992 sono andata con A.M. alla International Frankfurter Messe in Germania, per l’installazione della collezione dei vasi 100% Make Up nello stand Alessi. Prima della presentazione ufficiale sono andata a curiosare nei vari padiglioni della grande fiera dove il mio sguardo si ė soffermato ad ammirare una bambola cerimoniale africana Ndebele che aveva catturato la mia attenzione. Oggi nel mondo globale è facile trovare manufatti provenienti dai luoghi più remoti del mondo, ma nel 1992 questo tipo di oggettistica si poteva vedere solamente in alcune fiere di carattere internazionale, come ad esempio quella in cui io mi trovavo di Francoforte sul Meno o, in negozi specializzati per questo tipo di oggettistica di carattere etnico. Mi aveva colpito la bambola feticcio, era ipnotizzante, ne capisco a ritroso le motivazioni. Era un oggetto che rappresentava in qualche modo la mia figura, per la compattezza del suo corpo e il lungo collo adornato da anelli dorati. Riassumeva la genesi dell’oggetto iconico, che sarebbe stato progettato qualche anno dopo: Il cavatappi Anna G. un ritratto di design a me dedicato, prodotto dalla ditta Alessi, che porta la firma di Alessandro Mendini.
L’essenzialità della bambola africana era basata su semplici geometrie: una sfera rivestita di maglina nera per il viso con una linea verticale di perline bianche che lo divideva ai lati. Due cerchi bianchi e due perline rosse più grandi al centro, rappresentavano gli occhi. Il corpo aveva la forma di un cono dal quale scendevano due lunghi e sottili cilindri avvolti di corda grigia per le braccia, con piccole estremità ovali rotonde che rappresentavano le mani, tutte rivestite di perline. La parte inferiore del corpo era ricoperta di stoffa marrone come il colore della terra e, come tale, aveva dei tracciati a raggiera, con perline di vetro che assomigliavano ai paralleli terrestri. Nella parte più stretta del cono, la stoffa era blu come il cielo e, terminava con due sfere grigie ad indicare i seni, decorate con perline disposte anch’esse in senso circolare. Sopra si ergeva il lungo collo, completamente ricoperto di anelli color oro.
Era a mio avviso un oggetto straordinario e mi aveva conquistato. Chiesi alla ragazza presente nello stand il valore della bambola e se potevo acquistarla, lei mi rispose che non era possibile vendere ai privati.
Aveva capito però che l’oggetto mi piaceva molto, le avevo detto che sarei stata presente alla fiera tutti i giorni per tutta la durata della manifestazione, così lei mi fece intuire che prima dello smontaggio, poteva farmi avere il manufatto. Il giorno della chiusura io ero ad attendere la donna nella speranza di ricevere la bambola. Andai a trovarla, lei aveva l’oggetto avvolto in una busta che mi diede e per ringraziarla le misi in testa il mio amato cappello Borsalino, le piacque e così siamo rimaste entrambe soddisfatte dal baratto, senza avere infranto le regole locali che vietavano la vendita.
Alessandro notò l’oggetto, al rientro da Francoforte, nel mio studio dove ancora è posto, gli piacque e disse che assomigliava a me. Poi dopo un po’ di tempo tornò a rivederlo e mi disse che stava lavorando ad un progetto di cavatappi per Alessi e trovava interessante la bambola cerimoniale che ricordava il mio aspetto. Parlammo più volte del cavatappi, della mia figura, dell’atto di alzare le braccia per estrarre il turacciolo, gesto che doveva sembrare un atto rituale e gioioso. A.M. ed io eravamo insieme, dal 1984, ci volevamo bene e l’oggetto sembrava sintetizzare sia nella funzione che nell’aspetto iconico tutta la nostra complicità e felicità. Essendo entrambi designers, ci divertivamo molto a schizzare, scarabocchiare e dare forma a idee potenziali insieme, era come risolvere un puzzle o un cruciverba. E così fu anche in questo caso, studiando assieme soluzioni innovative. A.M. portò poi le idee che avevamo sviluppato del cavatappi all’Atelier Mendini per preparare disegni esecutivi e specifiche per la produzione. Infine, una volta avviato il progetto, abbiamo parlato del nome da dare al cavatappi.
Con Alessandro capimmo entrambi, dal momento che Alberto propose di dargli il mio nome, Anna Gili, che la nostra complicità non ci apparteneva più, dovevamo condividere questo/i oggetto/i con Alberto e con il mondo pubblico legato ad Alessi. Ho suggerito che poteva avere solo il nome Anna accompagnato dalla prima lettera del mio cognome, la lettera G con un punto G., era un velo che secondo me avrebbe dato un certo mistero e intrigo all’oggetto. Leggi l’articolo “Anna Gili Parla del Cavatappi Anna G.“
Le versioni del cavatappi Anna G. furono molte e sempre ironiche e divertenti, nello stile e nel carattere di A.M. e sempre con il benestare mio e la partecipazione a tutte le scelte di Alberto Alessi, guru e intellettuale dell’azienda. Nel 2003 nacque il cavatappi Alessandro M. e vennero prodotte delle serie di edizione limitate con la coppia Anna G. ed Alessandro M., tra le versioni più ammirate ricordo quelle parodistiche di Superwoman e Superman, altre con il decoro Mendiniano “Proust“ e, nelle più svariate cromie, nessuna delle quali priva di ironia.
È sempre divertente vedere me stessa come Anna G. la versione alta e femminile del cavatappi e Alessandro M. versione maschile, come il piccolo uomo, carino ed elegante. Nella realtà A.M. ha colto la nostra singolarità nell’essere una coppia. Per questo motivo ne ha catturato e celebrato l’aspetto accattivante in quello che sarebbe diventato un utensile domestico e un oggetto di culto, best seller di Alessi fin dal 1994.
Le versioni di design Anna G. e Alessandro M. dell’Alessi, occupano 10 pagine nel grande libro, Codice Mendini scritto da Fulvio Irace con la guida e la direzione di Mendini:
Dalla scultura gigante di 5 metri di Anna G. del 1996, ; Anna G.’s “Banda musicale” ; che dirige un mare di cavatappi di Alessandro M. 2003, cavatappi Anna G. in acciaio lucido, “Anna Pepper” del 2000, macinapepe, “Anna Fire” del 1998 come accendino da fornello, un’alzata portaciaccolatini fino a diversi design di tappi per bottiglie “Anna Stop” del 2004 di Alessandro M. e Anna G. e “Anna Sparkling” del 1998
Codice Mendini, Le Regole per Progettare di Fulvio Irace, ©2016 Mondadori Electa S.p.A., Milano
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