Interior design la mia visione
La mia attività di interior designer nasce da un approccio artistico riguardo allo spazio piuttosto che architettonico.La mia prima reazione con un luogo, è quella di visualizzare la struttura spaziale esistente in maniera intuitiva, cosa che influenzerà il modo in cui il progetto verrà sviluppato
Nella mia visione, il designer d’interni svolge un ruolo affascinante quanto complesso e delicato. L’interior designer a mio avviso deve conciliare la progettazione dello spazio con la struttura architettonica esistente, lo stile del luogo, e vari altri aspetti mirati a soddisfare le esigenze delle persone che abiteranno lo spazio rinnovato.
La natura del mio lavoro è eclettica, visionaria e indipendente, libera da regole di architettura e interior designer. La mia sensibilità nei confronti dei luoghi e delle strutture spaziali esistenti, la mia attitudine e capacità nell’usare diverse tonalità cromatiche dal pastello al colore intenso, sono fondamentali per il mio lavoro e questa combinazione aiuta a creare un linguaggio e una piattaforma unici da cui creare interni e oggetti originali.
Il loft ristrutturato è un ex complesso industriale, a Milano.
E’ un open space pieno di segni e simboli che raccontano il suo stile.
Uno spazio dove predomina il colore, che ha un significato preciso: “Questi colori non sono casuali, il fucsia, il blu, il giallo hanno a che fare con l’India: mi piace l’Oriente e le mie cose riflettono questo tipo di cultura. Amo anche il contrasto di questi colori così forti con il bianco assoluto delle pareti. Per me è una necessità vivere in relazione con il colore, perché penso che abitare sia un fatto creativo.”
La prima cosa che si nota entrando in casa è la cucina con le ante in vetro colorato, che citano Mondrian, realizzata da Valcucine: una cucina aperta, insolitamente posizionata al centro della casa e protagonista assoluta dello spazio. La casa ruota attorno ad un patio centrale, ispirato all’impluvium delle case dell’antica roma: è stato progettato per catturare tutta la luce possibile sui due piani. “Design per me è qualcosa che ha a che fare con l’arte. Oggi nel design si parla di forme e di estetica, però si subisce ancora l’influsso dello status. Mentre il design italiano degli anni Sessanta, quello di Castiglioni, di Magistretti, aveva una poetica una lirica, un’eleganza che non era staus”.
Alessandra Burigana (Italian Designers At Home- A. Burigana, M.Ciampi, Verbavolant )
WONDERFLOFT
Il loft ristrutturato è un ex complesso industriale, a Milano.
E’ un open space pieno di segni e simboli che raccontano il suo stile.
Uno spazio dove predomina il colore, che ha un significato preciso: “Questi colori non sono casuali, il fucsia, il blu, il giallo hanno a che fare con l’India: mi piace l’Oriente e le mie cose riflettono questo tipo di cultura. Amo anche il contrasto di questi colori così forti con il bianco assoluto delle pareti. Per me è una necessità vivere in relazione con il colore, perché penso che abitare sia un fatto creativo.”
La prima cosa che si nota entrando in casa è la cucina con le ante in vetro colorato, che citano Mondrian, realizzata da Valcucine: una cucina aperta, insolitamente posizionata al centro della casa e protagonista assoluta dello spazio. La casa ruota attorno ad un patio centrale, ispirato all’impluvium delle case dell’antica roma: è stato progettato per catturare tutta la luce possibile sui due piani. “Design per me è qualcosa che ha a che fare con l’arte. Oggi nel design si parla di forme e di estetica, però si subisce ancora l’influsso dello status. Mentre il design italiano degli anni Sessanta, quello di Castiglioni, di Magistretti, aveva una poetica una lirica, un’eleganza che non era staus”.
Alessandra Burigana
(Italian Designers At Home- A. Burigana, M.Ciampi, Verbavolant )
WALLPAPER COLLECTION
Nasce dalla ricerca cromatica del progetto di interiors Wonderloft di
Anna Gili.
Le carte da parati sono composte da una sequenza di elementi geometrici ritmati da vibrazioni cromatiche, che vanno dai colori pastello, ai colori neutri nella sequenza delle differenti sfumature del grigio, fino a spingersi alle intensità più forti dei toni del giallo acido.
DICONO DI ME
"La prima cosa che ho avuto di Anna è stata una sua poltrona dal dorso molto allungato, acquistata per il nostro Centro Studi Alessi a Milano agli inizi degli anni '90. Quella poltrona mi sembra rappresenti bene il suo modo di progettare: morbida ma affusolata, inconsueta nello scenario del design di quel momento, una poltrona da regina delle favole ..."
Dr. Alberto Alessi,
Presidente di ALESSI S.p.A.
responsabile Strategia di Marketing, Comunicazione e Design Management.
"Qui al Groninger Museum vediamo, ammiriamo e – non ultimo – amiamo riposarci ogni giorno sulle meravigliose “canoe” di Anna Gili. Uniscono il meglio del design italiano: forma e funzione, colore e umorismo."
Prof. Dr. Andreas Blühm
Direttore Generale GRONINGER MUSEUM
"Anna Gili ha portato a Milano i colori dell’Umbria, i colori più antichi d’Italia, potenti, forti, abbaglianti. La qualità nasce anche dall’inconsapevolezza. Anna Gili è animata da un soffio vitale irradiante e in grande sintonia con il mondo degli animali, spesso protagonisti negli ambienti che crea. Un mondo etimologicamente fantastico"
Jean Blanchaert
Galleria Blanchaert
"L' arredo di Anna Gili è il recinto fiabesco in cui si raccolgono e si distribuiscono liberamente giocose forme astratte, di artificio e di natura, che abitano un sogno di familiare e spontanea gioiosità, a diffondere un'aura di serena quiete nel corso di una quotidianità di felice pacatezza e di ludica armonia degli stati dell'anima.
Attorno a queste limpide e ingenue presenze silenti, si svolge il semplice e variegato cromatismo del suo spazio oggettuale".
Prof. Arch. Riccardo Cecchini
Accademia di Belle arti di Verona
“Con una carriera lunga tre decenni che si è svolta nel cuore della scena artistica e del design milanese, Anna Gili non ha bisogno di mezzi termini...”
Wava Carpenter
Curatore del design Miami/Art Basel
“La pazienza, la costanza e la perseveranza nel lavorare con talento, tenacia e umiltà affinché le proprie intuizioni e percezioni possano venire alla luce e diventare oggetti di uso quotidiano dotati di un'anima”
François Zille
Visual antropologist
“78 oggetti di derivazione zoomorfa nel percorso di un progettista sono tali da non poterli ascrivere al caso, nemmeno (solo) alla viscerale passione per i numerosi amici a quattro zampe con cui vive...Il suo lavoro supera il ludico a favore del simbolico, e questo cambia tutto...”
Cristina Miglio
Architetto
“Applicare nel progetto l'attenta ipotesi della classicità è un modo che non segue la corrente. Questo è il caso,e anche l'atteggiamento e la presenza diAnna Gili,nella sua raffinata collezione (bianco e oro) studiata oggi per Post Design.”
Alessandro Mendini
Architetto